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Il padre di Gesù,
immagini di
San Giuseppe.
L’occasione per parlare dell’immagine di San Giuseppe, mi viene da una visita ai Musei civici di Monza.
La prima opera del percorso museale è: “San Giuseppe con Bambino dormiente” eseguito da un anonimo pittore della cerchia di Guido Reni.
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Si parla poco di San Giuseppe nei Vangeli, solo in quelli di Matteo e Luca. Dopo l'episodio di Gesù tra i saggi al tempio (Luca), Giuseppe non viene più menzionato.

Quando Gesù è sulla croce, Giuseppe non è presente. Inoltre, Gesù affida Maria a Giovanni, dicendo: “Poi disse al discepolo: 'Ecco tua madre!'. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa." Da ciò si deduce che Giuseppe all’epoca fosse già morto.
Nell’arte, ci sono rappresentazioni di episodi della vita di Giuseppe che non sono presenti nei Vangeli. Ad esempio, lo sposalizio tra Maria e Giuseppe.

La simbologia è costante da Giotto in poi: da dove derivano le loro informazioni?
Sono state tratte dai Vangeli apocrifi, che la Chiesa non riconobbe come fonte attendibile e pertanto furono esclusi dalle Sacre Scritture, pur riempiendo eventuali lacune nella narrazione dei personaggi sacri.

Oltre al "protovangelo" di Giacomo, circolavano alcuni scritti in lingua copta, la lingua dei cristiani d'Egitto, sotto il titolo di "Storia di Giuseppe il falegname", che narrano la vita del padre putativo di Gesù.
Poiché la popolazione era in gran parte analfabeta, i racconti si diffondevano tramite predicatori e attraverso discorsi e racconti orali.
Gli scritti e i papiri erano accessibili solo a coloro che sapevano leggere.
Sebbene questi racconti non fossero accettati come “Canoni” dalla Chiesa, artisti come Giotto e Raffaello non avrebbero mai dipinto scene che la Chiesa, loro principale committente, avrebbe disapprovato.
La figura di Giuseppe viene, così, descritta come quella di un uomo buono, giusto, paziente, ma deciso nel proteggere la sua sposa e il suo bambino.
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Quando Maria lo informa della sua gravidanza, che richiedeva una denuncia pubblica e il ripudio della donna, Giuseppe si arrovella per trovare un modo per adempiere a questo obbligo sociale in modo discreto, per non causare problemi a Maria.
Un angelo appare poi in sogno a Giuseppe per spiegargli la situazione, e lui accoglie il bambino come se fosse suo.
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È pronto quando deve fuggire dagli sgherri di Erode, che fa strage di tutti i primogeniti, e portare in salvo la famiglia.
Le opere di Guido Reni e della sua cerchia mostrano Giuseppe da solo con il Bambino in braccio, che gioca sereno con la sua barba bianca, o che lo sorregge mentre il bimbo dorme tranquillo.

Quadro del Museo civico di Monza

Sebbene non sia suo figlio biologico, lui è un padre nel senso più bello della parola.
Giuseppe è un uomo per bene che “in nome di Dio” ha portato a termine azioni amorevoli e positive, superando obblighi culturali e maldicenze.
Al contrario di individui di tutti i tempi che, “in nome di Dio”, si sono permessi di giustificare stragi, crimini, genocidi e il peggio che può produrre l’essere umano.
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Andrea Giuseppe Fadini

