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Colori preistorici e figure… d’avanguardia
Vedere i colori dei disegni preistorici lascia davvero incantati. Hanno resistito per millenni e ancora oggi sono rimasti vivi con tonalità sorprendenti.
La tecnica prevalente era quella pittorica.
Le sostanze colorate che hanno adoperato sono, ovviamente, ricavate dalla natura che li circondava. Nessun commercio o preparazione: ogni “pittore” se li procurava e preparava da sé.

Cristalli di calcite per il colore bianco, carbone di legna per il colore nero, argille ferrose per i colori che vanno dall’ocra al rosso.
I leganti, come le resine, erano ricavati dalle piante o, in alternativa, con grasso animale.
Per stenderli sulla parete della caverna i pittori preistorici adoperavano dei rudimentali pennelli oppure spruzzavano il colore con la bocca attraverso ossa cave di animali.

Spruzzando sulla parete con
la mano appoggiata come “stencil” hanno ottenuto immagini suggestive con tante sagome di mani affiancate
sia in positivo (cioè, la mano colorata) che, al contrario,
in negativo con il colore che circonda tutta la mano.


Per linee di contorno a volte usavano “picchiettare” la parete con un sasso o un utensile di metallo che lasciava delle piccole conchette circolari.
Un punto vicino all’altro componeva la linea.
In altri casi la superficie è proprio incisa con una punta, come fosse una matita.
Con queste elementari tecniche di base i pittori preistorici hanno creato tutte le immagini che abbiamo ritrovato e che oggi conosciamo.

Cosa dipingevano gli uomini preistorici?
Oltre ad animali e uomini,
gli artisti preistorici ci hanno lasciato anche disegni geometrici e simboli.
Alcune figure, poi, sono state realizzate con concetti utilizzati dalle cosiddette “avanguardie” storiche nei primi decenni
del ‘900.
Vediamo alcuni esempi.
In una immagine ritrovata incisa nella roccia in Valcamonica, il pittore, per evocare il senso della velocità e del movimento dell’animale lo disegna con nove zampe.
Esattamente quello che ha fatto il pittore futurista Giacomo Balla nel suo quadro intitolato, un po’ pretenziosamente, “Dinamismo di una cane al guinzaglio”.
Un dinamismo già scoperto e dipinto millenni prima: un futurismo preistorico.


Molti pittori moderni si sono ispirati alle pitture rupestri affascinati dalla capacità di sintesi espressiva. Altri, come Picasso, più tranquillamente e velocemente li copiava o, per essere precisi, li rubava, visto che proprio Picasso disse: “I cattivi artisti copiano, i geni rubano”.
Così, le straordinarie affinità tra gli studi sul toro, tanto magnificati dagli estimatori di Picasso, e l’immagine tratta dalle grotte di Lascaux non possono lasciarci indifferenti.


Infine, pensiamo agli animali fantastici tanto in voga nel medioevo, periodo in cui pensiamo siano nate questo tipo di fantasie e di immagini.
In realtà, sempre nelle grotte di Lascaux possiamo vedere un animale dalle zampe robuste, una testa piccola con alcuni anelli e due antenne lunghe. Non vi viene in mente un unicorno?



Così scopriamo che gli uomini di 24.000 anni fa avevano anticipato immagini e concetti riscoperti (diciamo così) dall’arte a venire.

